INCHIOSTRO ALIENO
“La fantascienza rappresenta
l'introduzione nel pensiero e nella coscienza umana della dimensione del
futuro.”
Moebius
Quando si parla di fantascienza e
fumetto Jean “Moebius” Giraud è forse uno dei nomi che salta fuori con più
facilità, insieme ad altri grandi come Kirby, Oesterheld e Otomo.
Sarebbe facile riversare altri
elogi sull'Incal, il Quarto Mondo, L'Eternauta, Akira...
Così facile che forse, ogni
tanto, è bene ricordarsi che ci sono altre opere altrettanto degne di
attenzione; pagine di un futuro disegnato che non sono forse considerate dei
capisaldi perché arrivate troppo tardi, o troppo presto, o semplicemente mai
uscite dai propri confini.
Il primo dei casi in esame è la
maestosa Saga dei Meta-Baroni, non a caso opera del complice abituale di
Moebius, il regista, scrittore, attore e “psico-mago” Alejandro Jodorowsky.
Nata come costola del più celebre
Incal, diventa, per chi scrive, un lavoro qualitativamente addirittura
superiore alla saga originaria. Vi si narrano le vicende della famiglia
Castaka, costretta a fuggire dal proprio pianeta dopo la scoperta della
lavorazione dell'Epifite, pietra il cui estratto permette la navigazione
spaziale. L'Imperatore strappa al capostipite della famiglia il segreto
gelosamente custodito e lo fa massacrare insieme al resto della famiglia, ma
alcuni discendenti si salvano, e giurano vendetta al despota universale e ai
suoi gretti cortigiani.
Se vi ricorda qualcosa che inizia
per “D” e finisce per “Une” non è una coincidenza, poiché numerosi concetti
presenti sia nell'Incal che in questo ciclo sono mutuati dal maestoso
adattamento cinematografico di Dune, che lo scrittore progettò verso la metà
degli anni 70, un Titanic cinematografico che coinvolse nomi del livello di
Moebius, Giger, i Pink Floyd e Chris Foss, per poi schiantarsi dolorosamente
sulle scogliere dei budget hollywoodiani.
Jodo trarrà dal suo ambizioso
progetto il suo “universo” fumettistico, che dall'asse portante dell'Incal si
dipanerà poi in varie saghe collaterali, come quella di John Difool, quella del
Tecno-Papato e, appunto, l'epica spaziale dei Meta-Baroni.
Tale epopea di vendetta si svolge
tra diverse generazioni, mondi, guerre, intrighi ed efferatezze degni di
Pomeriggio Cinque, narrati con straordinaria inventiva dal mistico Jodorowski,
che crea una sinistra alchimia tra esoterismo, psicologia e follia pura, pur
mantenendo una coerenza e una densità di eventi da vertigine.
Il tutto è illustrato dal maestro
argentino Juan Gimenez, che disegna come dieci uomini, dipingendo pianeti
d'oro, parassiti di dimensioni galattiche e macchine senzienti.
Reperibilità: L'edizione
recensita è quella in volumi cartonati, pubblicata da Alessandro Distribuzioni
una quindicina di anni fa, ma Magic Press ha recentemente ristampato un volume integrale,
per cui potete tenervi entrambi i reni e chiamare la banca per bloccare il
finanziamento che avevate chiesto.
Se la space opera psicopatogena
dei Meta-Baroni non fa per voi, passiamo ad altre materie, per la precisione,
il silicio e l'acciaio del cyberpunk.
Ghost 2099 è una di quelle serie
che meriterebbe una bella ristampa in volumi cartonati di un pregio e di un
lusso al limite del pornografico, ma prima si devono pubblicare i libri con le
vignette che raccattano like sui social, non si può mica perdere tempo col
vecchiume!
A metà anni 90, con qualche
secolo di ritardo, la Marvel capisce che non basta prendere Spider-Man,
appiccicargli il logo “2099” e fargli dire “Razzo!” ogni volta che un'auto
volante rischia di travolgerlo, per creare un futuro credibile.
Ecco che arriva Len Kaminski, e
con un nome così o sei uno coi controcazzi o sei uno morto.
In realtà si sa poco di questo
autore, ma se al cinema vi siete gasati per War Machine sappiate almeno che il
tizio in armatura nera l'ha inventato lui.
Gli editor delle testate
futuribili Marvel, associano a Kaminski un certo Chris Bachalo (forse ne avete
sentito parlare) e i due partoriscono questo mostro biomeccanico, che in 25
numeri incendia le strade della decadente Transverse City in cerca di vendetta.
Kaminski non è uno sprovveduto,
ha fatto bene i compiti, e col suo bravo complice prende l'anima del genere
cyber (Il “ghost”, direbbero i fan di Shirow), e la innesta in un corpo di
silicio, acciaio organico e artiglieria integrata.
Storia veloce e senza fronzoli:
Kenshiro “Zero” Cochrane è un hacker che ha rubato segreti alla multinazionale
D/Monix, che non sta certo a metter tempo in mezzo e lo asfalta a pagina 12 del
primo numero. Un gruppo di intelligenze artificiali ribelli, i Ghostworks, carica
la coscienza dell'hacker in un corpo di silicio e acciaio organico, gli mette
sotto il culo una moto tutta cromo e graffiti e lo scatena contro gli
stronzissimi agglomerati corporativi.
Purtroppo Bachalo abbandona la
serie quasi subito, dapprima sostituito dal bravo Mark Buckingham, poi via via
da disegnatori interessanti ma al tempo ancora immaturi come Kyle Hotz e Ashley
Wood.
Dopo un inizio premiato da
vendite e critica, e nonostante la scrittura di Kaminski, mai banale, la serie
chiude i battenti con la cancellazione di tutte le testate Marvel 2099, e il
personaggio, in più di vent'anni, farà solo qualche apparizione in un pugno di
vignette su altre serie.
Ghost 2099, insieme all'italica
rivista Cyborg, restano gli esempi migliori di letteratura cyberpunk a fumetti
dell'epoca e non solo, e viene spontaneamente da chiedersi se in questo
periodo, col ritorno alla grande della fantascienza, non ci sia spazio per una
nuova incarnazione cartacea del personaggio, ma forse il tempo dei cyborg
ribelli e anarchici è passato -ZNORT!- e lo Spirito della Vendetta del 2099
ormai sarà soltanto un prodotto qualsiasi della Stark/Fujkawa...
...O di un'altra di un'altra
stronzissima multinazionale.
Reperibilità: E' materiale
pubblicato più di vent'anni fa, per cui se pensate faccia per voi non vi resta
che battere bancarelle, fiere e negozi di fumetti, e non esitate a picchiare a
sangue il primo dodicenne che ve lo frega da sotto il naso perché crede sia un
pokemon o un porno nordcoreano.
Ora, magari la space opera
francofona vi interessa quanto un pidocchio pubico, e amate il cyberpunk
statunitense come un calcio nel deep web, per cui non resta che un genere da
proporre ai vostri insaziabili appetiti cartacei: la fantascienza bellica
britannica.
Rogue Trooper è un personaggio
creato nel 1981 da Gerry Finley-Day e Dave Gibbons sulla storica rivista
britannica 2000AD, autentica fabbrica di talenti (Morrison, Moore e Millar, tra
gli altri) e storie, soprattutto di genere fantascientifico ed heroic fantasy.
Per il sottoscritto, in passato
avido lettore della rivista, essa ha costituito una notevole influenza, ed è
innegabile che la sceneggiatura dell'imminente Winterdeth sia “figlia bastarda”
delle storie di 2000AD.
Il Rogue Trooper in questione è
uno dei tanti supersoldati clonati in serie dai laboratori militari dei
Souther, la fazione che lotta per colonizzare il pianeta Nu-Earth contro
l'esercito rivale dei Norts (notare la fantasia!).
Il mondo conteso è un agglomerato
di macerie, immerso in nubi tossiche e lambito da oceani velenosi, popolato da
mostri, armi semi-intelligenti prive di controllo e soldati fantasma; un posto
per cui chiunque si farebbe sparare addosso, insomma!
La squadra di cui il protagonista
fa parte viene massacrata in un agguato ordito con l'appoggio di un generale
souther traditore, e Rogue, unico sopravvissuto, in pieno stile anni 80, decide
di disertare per stanare e uccidere l'alto ufficiale che ha volontariamente
spedito i suoi uomini contro il fuoco nemico.
Anche qui il plot è elementare, scheletrico,
ma i singoli episodi trattano in maniera originale, spesso sul filo del
parossismo, i vari topos del genere bellico, al tempo stesso portando avanti la
trama principale, che si concluderà con l'ovvio faccia a faccia col traditore.
Dal finale della prima saga,
altri scrittori e disegnatori prendono in mano il character, riportandolo più
volte sulle pagine di 2000AD e non solo, tra i quali gli scrittori John Smith,
Ian Edginton, Mark Millar e, per un brevissimo episodio, Alan Moore, mentre tra
i disegnatori troviamo un impareggiabile Colin Wilson, Steve Dillon, Kev
Walker, Alberto Ponticelli e Simon Coleby.
Reperibilità: Come ve la cavate
con l'inglese?
Ok,
sigla finale, la carrellata si chiude qui, per il momento, ma se proprio volete
l'ormai abusato sketch dopo i titoli di coda vi lancio qualche consiglio
veloce: Hanibal 5, la rivista Cyborg (e se non l'avete comprata all'epoca siete
dei giovani incoscienti o siete incoscienti e basta!) e Vermillion della
Helix... See Yah!
ALESSIO LANDI (Sceneggiatore di "Winterdeth")
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