“… ma perché stai lì a fissare il vuoto da mezz’ora?”
Tempo fa era
questa la domanda che spesso mi rivolgevano un po’ tutti di fronte al (suppongo
discutibile) spettacolo del sottoscritto seduto sul divano con sguardo assente
e sinapsi apparentemente affogate in
un’attività da encefalogramma piatto.
Invece no.
Il mio spappolato
cervello in salamoia non era in default – o meglio, non lo era più del solito.
In realtà quelli che potevano apparire come dei periodici ictus altro non erano
che delle microscosse craniche che lentamente hanno ceduto il passo ad una più
imponente deflagrazione: i filistei la chiameranno idea, senza troppi stilnovismi. E allora, che idea sia!
C’era questo
personaggio, ancora senza nome. Carismatico e allo stesso impenetrabile. Un personaggio adatto ad essere al centro di una
storia (… e forse anche più d’una) attraverso la quale poter affrontare anche
tematiche complesse. La punta di un iceberg di una vicenda stratificata, ma
allo stesso tempo caratterizzata da un forte dinamismo. E poi, volevo tanti
angeli massacrati. Ma quello succedeva per lo più se ascoltavo eccessivamente
gli Slayer.
Questo essere
bizzarro dopo poco tempo prese il nome di Ophidian:
in primis un omaggio alla intro presente sul disco Dreaming Neon Black dei Nevermore del compianto Warrel Dane -album
di importanza basica per me, in più sensi e per più ragioni-, ma non solo (ve
lo racconteremo… forse.
Bisogna sempre lasciare degli spiragli narrativi). Da
lì, i miei periodici momenti di “assenza” hanno sempre più lasciato spazio a
ricerche, studi e analisi: Ophidian con il tempo è diventato un nephilim, nato dall’unione di una donna terrestre
con un angelo, capace addirittura di uccidere Dio. Una cosa che non capita
spesso, credo.
Graficamente
volevo che fosse un incrocio tra il wrestler Sting (i più anzianotti di voi lo
ricorderanno per i suoi epici trascorsi nella defunta federazione WCW) e John
Costantine, un character che invece,
se siete qui, immagino non abbia bisogno di presentazioni.
A quel punto era
necessario affiancarsi a un disegnatore particolarmente talentuoso. Francesca
Follini era la sola capace di cavalcare con personalità e consapevolezza le mie
idee, se non avesse accettato probabilmente mi sarei ucciso. Fortunatamente è
rimasta entusiasta dell’idea, alla quale ha contribuito con la sua personalità
straripante.
Coppia perfetta,
quindi? … Nì.
Il problema di Francesca è che ha un
background che cozza clamorosamente con quello del sottoscritto. Per cui
ricordo ancora adesso con angoscia il dramma di farle capire alcune cose che
volevo.
L’armatura di un
Angelo? Il dettaglio della mascara di
El Paria, il luchador che lo affianca
nella sua avventura? I lineamenti eterei e celestiali di Iax, ideale
contraltare di Paria? Oppure magari il design della volgia di Ophidian (tra
l’altro, nota a margine: spiegare cosa sia una volgia a parole è abbastanza
complicato. Soprattutto, il correttore automatico del cellulare lo trasformava
automaticamente in “voglia”, io ovviamente me ne accorgevo sempre dopo e
immagino che scrivere Ophidian è munito
di voglia abbia più volte fatto pensare che stessi parlando di un pornazzo…
ehm.)
Comunque, no. Su
queste cose la Follini è una scheggia.
In realtà il
problema più complesso è stato farle disegnare correttamente il nodo di una
cravatta.
E non c’è niente
da ridere.
Vedete, il fatto
è che questa donna è talmente assuefatta ai discutibili canoni estetici dei
punk rocker di zucchero filato presenti nei gruppi che ascolta al punto di
rimuovere completamente come debba essere disegnata normalmente una cravatta. E
una camicia nei pantaloni. E una giacca un po’ più sobria. E… insomma, ci siamo
capiti. Che fatica, cazzo.
Cover di "Ophidian - Avvento" |
A parte questo microdramma che si è consumato, la restante parte della collaborazione è stata rose e fiori. A volte mi è quasi sembrato che uno fosse capace di finire e ultimare le idee partorite dall’altra. E questo è molto bello. Magari un po’ preoccupante, visto che chi ci conosce non può non constatare la diversità fisica e di approccio di noi due. Ma a caval donato…
Restava solo da
trovare un editore abbastanza visionario e coraggioso nel credere in questo
folle progetto. E per questo motivo l’interlocutore credo che non potesse
essere che Noise Press e Luca Frigerio. Non per piaggeria (tanto ormai l’ha
pubblicato! Ha-ha!) ma credo che io e Luca ci siamo piaciuti dal primo momento,
e stessa cosa dicasi per il loro catalogo: vampiri, steampunk, action. Questi
ragazzi hanno riempito un buco che effettivamente sussisteva nel mercato
editoriale italiano. E per noi è stato davvero un onore contribuire a riempire
quel buco –e adesso non pensate subito alla pornografia, maledetti deviati.
Ah, a proposito
di deviazioni: a conferma di quanto detto poc’anzi su Francesca Follini, per
farvi capire ciò che intendevo vi mostro uno degli sketch di Ophidian (da lei
ATROCEMENTE chiamato “Ophy”) che mi regala con amore durante fiere ed eventi.
Com’è facile intuire, per quanto uno scrittore possa impegnarsi per rendere un
personaggio tridimensionale, verosimile, profondo e cupo, basta avere accanto
un disegnatore dai gusti e le passioni discutibili per vanificare il tutto con
un battito di ciglia.
Comunque sia. “Ophy”
ha fatto il suo primo giro di boa. Ophidian – Avvento infatti è solo il primo
capitolo. Adesso tocca concludere degnamente le vicende di un personaggio a cui
io, Francesca e Noise Press abbiamo dedicato tanta passione.
Per cui
scusatemi, torno a fissare il vuoto.
Lucio Perrimezzi (Autore di Ophidian - Avvento)
-dalla tana dell’Underdog-
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